VIAGGIANDO NEL BLU
Il blu e il bianco sono i colori dominanti a Sifnos. Finestre di blu stagliate su muri bianchi, tetti azzurri che spiccano su distese bianche di case e chiese, orizzonti di cielo e di mare che dall’alto delle colline si fondono in un’unica vaporosa nuvola blu.
E proprio il blu segna la direzione da seguire per giungere al mare, quando le colline si aprono e appare il mare Egeo, con le sue distanze imponenti e le isole che spuntano come un miraggio. A guardare la cartina geografica la Grecia è composta da migliaia di isole che io immaginavo piccole, vicine tra loro come tanti piccoli atolli. Invece il mare è grande, il vento è forte, e la distanza e il silenzio evocano i viaggi infiniti di Ulisse alla ricerca della conoscenza e di se stesso.
Qui il viaggio è continuo e non si ferma mai, nemmeno quando torni nel tuo mulino e la giornata è finita: qui ti ricordi di Don Chisciotte e delle sue avventure, da qui senti il vento soffiare e sembra di essere in movimento, nell’attimo prima di addormentarti. Qui ti ricordi che il viaggio è una condizione esistenziale, e insieme lo è la ricerca di qualcosa di nuovo, l’avventura, l’incontro con l’altro. Qui non le ricordi, perché troppo tempo è passato, ma senti dentro di te risuonare le lezioni di letteratura greca del liceo, i versi di Dante che descrivono la tracotanza di Ulisse come una bestemmia, Ulisse che non si accontenta di rimanere a casa con sua moglie ma passa le colonne d’Ercole e segue la sua inquietudine partendo da queste splendide isole, fino a trovare la morte.
E noi, che nella vita di tutti i giorni vestiamo eleganti, frequentiamo locali gourmet e andiamo ai vernissage; noi che beviamo aperitivi in bar affollati e la domenica stacchiamo il telefono per non sentire nessuno. Noi, piuttosto, perché siamo venuti qui?
I primi due giorni mi sentivo oppressa dalle alte montagne, dal paesaggio brullo e quasi deserto, da queste case solo bianche che sembrano tutte uguali. Mi ci è voluto un po’ per abituare gli occhi ai vuoti, alle distanze, all’omogeneità dei colori.
Poi ho capito perché il mio compagno, che frequenta la Grecia da 30 anni, per la mia prima volta in questo paese ha voluto portarmi proprio qui, a Sifnos.
Noi siamo venuti a Sifnos perché qui l’atmosfera informale ti fa sentire leggero come se tutto il peso che porti sulle spalle tu potessi lasciarlo a casa, e riprenderlo solo al ritorno. Abbiamo scelto Sifnos perché qui il tempo scorre lentamente e la bellezza non ti aggredisce ma ti si svela un po’ alla volta così da non offenderti, da non farti sentire inappropriato con i tuoi vernissage e i tuoi vestiti eleganti.
Sifnos è girare in motorino con il vento in faccia e una mappa stropicciata in cerca di spiagge remote o chiese sperdute, è riposarsi all’ombra delle tamerici sorseggiando un caffè frappé (nescafé shakerato con latte e zucchero) come se il tempo si fosse fermato, è passeggiare tra i vicoli di Artemona con l’odore delle bouganvilles nel naso e il sapore di tzatziki ancora in bocca.
Sifnos è raggiungere monasteri altissimi in un’ascensione verso il blu che apre panorami al cardiopalma, ricordandoci che per arrivare in alto ci vuole fatica, e coraggio. E’ parlare con la gente mangiando tiropite e bevendo vino dolce di Limnos, è partecipare ad una delle tante feste religiose di rito greco-ortodosso e festeggiare con i locali mangiando insieme il pane dolce all’anice.
E’ navigare in barca per raggiungere calette sperdute dall’acqua fredda e turchese, cercare ceramisti bravissimi in casette di pietra bianca tra le colline, è prendere il sole con l’odore di timo e di liquirizia nelle narici, bevendo ouzo in spiaggia al tramonto e pensare di voler rimanere lì per sempre.
Stefano e Giuliana ci hanno fatto sentire a casa anche se casa nostra è altrove, ci hanno mostrato i posti più belli e svelato i segreti dell’isola con i loro vademecum e i loro consigli esperti.
Ci hanno fatto vivere l’esperienza meravigliosa di dormire in un mulino a vento, scoprire calette bellissime e assaggiare formaggi e dolci strepitosi.
Siamo tornati in Italia con la chiesa di Chrisopigi negli occhi, la calma di Vathy al tramonto nell’anima, i colori di Cheronissos e il promontorio di Kastro impressi nella memoria. E una tranquillità che, anche se è trascorso qualche tempo, ancora perdura.
Efharistò, Slow Sifnos
Chiara
30/08/2016